ci sono motivi per i quali il mestiere del fotografo risulta essere pesante, difficile, duro, estenuante. e ci sono però anche motivi per i quali questo mestiere continua ad essere il mestiere più bello e intenso tra tutti i mestieri del mondo. uno di questi motivi è il confronto con i colleghi, quelli sinceri, quelli leali e onesti, quelli che condividono i miei pensieri, le mie aspirazioni, i miei sogni, le mie esperienze. quelli che sono anche amici. quelli che prima di criticare una mia foto, sanno osservare il come ed il perchè scatto tale foto. quelli che non si fermano sul limite del confine tra mestiere e ricerca. quelli che studiano la fotografia per approfondire la loro coscienza e la loro conoscenza. quelli che hanno una cultura che si rende visibile negli scatti che fanno. quelli che conoscono giorgio lotti, il maestro di noi umili fotoreporter, ma che conoscono anche roger fenton, oppure bob capa, o semplicemente il più sconosciuto brady. la differenza, cari compagni di viaggio, tra un fotografo e l'altro non è soltanto la bravura, e nemmeno il nome più o meno conosciuto, bensì il limite mentale che un fotografo si porta dentro. questo limite "costringe" alcuni a concentrare la propria attività soltanto ad un settore specifico e a fare le stesse identiche cose per anni sempre allo stesso modo. sempre con lo stesso punto di vista. il punto di vista espresso in un reportage non si esaurisce semplicemente attraverso l'inquadratura, dall'alto o dal basso. il punto di vista, il nostro personale, essenzialmente si basa sul battito del nostro cuore e sulle emozioni che questo muscolo riesce ad incanalare. si basa sul fatto che oggi ho guardato la realtà in una maniera e l'anno scorso questa stessa realtà l'ho indagata in maniera diversa. oggi non ho cercato di catturare lo sguardo del mio soggetto dritto in macchina, come lo scorso anno. oggi l'ho cercato senza costringerlo. l'ho lasciato scorrere nell'azione, affinche potesse esprimere il mio desiderio di essere presente, ma di non decidere per la costruzione della sequenza. ieri cercavo la posa che il committente mi richiedeva, oggi preferisco scavalcare la posa e puntare il mio occhio sul dettaglio. oggi ho scavalcato uno dei miei limiti. uno di quei limiti che il mestiere di fotoreporter per un quotidiano di provincia mi aveva imposto da tre anni a questa parte. nel momento esatto in cui ho capito di aver eliminato tale principio dal mio istinto reportagistico ho sentito tornare a bettere il mio cuore con un respiro nuovo ed inedito. quel respiro magico che solo i grandi della fotografia, i grandi fotoreporter della storia, sanno insegnarci e comunicarci. e a tal proposito il mio pensiero vola un attimo al signor lotti: grazie giorgio perchè hai sempre qualcosa da insegnarmi ed è anche per te che cerco di migliorare ogni giorno.
da fotoreporter vado avanti poichè non posso farne a meno. perchè l'istinto mi porta oltre. dove tanti colleghi non pensano nemmeno di provare ad andare. l'esperienza acquisita mi ha dato tanto e se non fosse che per certi versi questi ultimi anni di lavoro mi hanno ferita e delusa in parte, oggi direi di essre soddisfatta. ma non è così. non voglio arrivare a 45 anni con le stesse cose in mano di quando ne avevo 30. voglio di più. per me e per la fotografia. anche per questo motivo amo l'insegnamento. voglio crescere ancora e in maniera diversa. e voglio che quello che vedo e scopro io lo possano scoprire anche i miei allievi. ognuno di loro a modo suo. siete tanti e non posso ringraziarvi tutti ma sappiate che siete importanti nel mio lavoro quotidiano. un giorno uno di voi mi ha detto "mi hai cambiato la vita. dopo le tue lezioni ho cominciato ad osservare la realtà in maniera completamente diversa rispetto a prima. " forse questo ragazzo voleva in qualche modo ringraziarmi...ma in verità sono io che ringrazio lui, poichè le sue parole mi rendono felice. felice di essre riuscita a trasmettergli qualcosa di nuovo. felice di avergli dato un nuovo punto di vista. orgogliosa di aver insegnato qualcosa di buono ad un altro essere umano. siamo liberi di vivere come meglio crediamo: nella menzogna o nella verità. siamo liberi di lasciare che gli altri decidano per noi manipolando la nostra mente. e se scegliamo tale via d'accesso alla vita significa che è questo che meritiamo. mediocrità. ma siamo anche liberi di lasciar vivere i mediocri nella loro ignoranza, mentre noi conserviamo in segreto la verità. e se brandelli di questa verità ogni tanto vengono svelati a piccoli tocchi non possiamo altro che riservarli alle persone che lo meritano.
ci sono esperienze nella vita di un essere umano che segnano indelebilmente, come gli amici che ti tradiscono, o il dottore che ti dice che hai un tumore, o la perdita di un padre, o il sorriso innocente di una piccola peste che ti guarda curiosa con quella luce negli occhi che possiede chi ancora deve scoprire la vita. dolore e gioia fanno differenza in questo mestiere. e se non riesci a vivere tali istanti con il cuore lacerato oppure pieno di gioia allora forse qualcosa non va.
la fotografia non è solo un mezzo o un apparecchio meccanico o digitale.
la fotografia è una scelta.
la fotografia è un modo di vivere.
se scegli di vivere di fotografia devi sincronizzare il battito del tuo cuore su di lei.
altrimenti mediocrità.
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3 commenti:
ciao valentina sono davide :) ciò che hai detto non ha bisogno di correzione alcuna la cosa migliore e principale è fare ciò che piace ma davvero con passione e cuore,mi ricordo ancora quando dicesti che la nostra machcina fotografica è un prolungamento della nostra mano,ma non solo anche dei nostri occhi,che ci permette di far parlare qualsiasi cosa,di manipolare la realtà e sopratutto mostrare ciò che viene dalla nostra visione personale,da ciò che abbiamo dentro ,perchè in una fotografia si infonde sempre un qualcosa di noi secondo me,anche se una foto non viene perfettamente definita ,può parlare e raccontare ,e può dire molto di più di qualcosa ben visibile ,come ci hai fatto vedere giovedì,le si da una mano con una didascalia ,ma l'immagine da sola può parlare già da se,dipende solo da chi la guarda,cioè se la sua chiave di lettura ,il suo codice è decifrabile,un po come capire hello in inglese che significa ciao,dal mio punto di vista la fotografia non è un mezzo va oltre ,ti fa vedere e fa vedere cose che nessuno può aspettarsi,come se si aprisse un buco per un'altro mondo,che può mantenersi ed alternarsi tra finta realtà e vera finzione,è un po come il cinema,nel senso che il cinema in se in generale,fa vedere qualcosa che varia dal reale ad altri mondi o visioni che dipersè se uno ci pensa bene è un po come se fossero dei sogni che vengono mostrati,perchè i sogni cmq sono storie,e la fotografia anche lei fa vedere e può raccontare sogni,perchè sempre citando delle tue parole,una foto anche solo spostandosi un po ,può cambiare radicalmente,e può darti qualcosa in più che prima non c'era,ora be sono le 22.52 o 53 vabe :) ma non vado ancora a letto,mi ha fatto piacere poter commentare e leggere 1 dei tantissimi tuoi pensieri che scriverai per tutti noi ciau e alla prossima magari commenterò anche commenti successivi xd bye bye see ya
Questo è il link del Napoleon Festival che si tiene a Sarzana. Giudicate voi il reportage in base alle regole che ci ha spiegato Valentina a lezione.
www.napoleonfestival.it/fotografie.htm
Ciao
Ricky
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